Flannery, bimba di
5 anni, conobbe l'onore delle cronache grazie al suo pollo
addestrato. Questi oltre a seguirla dappertutto sapeva camminare in
avanti e all'indietro. Era il 1930 e il filmato della bimba e del
pollo fece il giro dell'America grazie alle Pathé News. (Nonostante
l'argomento il nome non ha niente a che vedere col paté ma deriva
dal suo fondatore Charles Pathè inventore del cinegiornale, sebbene
questi avesse adottato come simbolo societario proprio il Gallo che
rappresenta la Francia,... cerchi nell'acqua). Anni dopo quella
bambina rivelerà, "sebbene fossi lì solo per assistere il
mio pollo quello fu il punto culminante della mia vita, il resto é
stato tutto un anticlimax." Curioso punto di vista, si
vedrà. Da allora comunque ella allevò ogni razza di uccelli
riuscisse a procurarsi, oche, quaglie, fagiani, galli cedroni, anatre
e tacchini. Creava persino abiti per polli. Finì per appassionarsi
ai pavoni, che descrisse in un saggio intitolato the King of Birds.
Precedentemente aveva messo come copertina del suo libro Believe it
or not la foto di un pollo che sopravvisse 30 giorni senza testa.
Questo non é un blog di ornitologia eppure quel suo straniante punto
di vista è poprio il motivo per cui trattiamo la storia di questa
donna.
Flannery O'Connor
nacque a Savannah, in Georgia, U.S.A, in quell'area fortemente
religiosa chiamata Bible Belt, in quella vasta ruralità che é
sempre stata fertile terreno per predicatori, sette, bigottismo, Ku
Klux Klan.
Flannery pure era
fortemente cattolica, per tutta la vita promosse il cattolicesimo e
armata di penna e lingua si dimostrò un'agguerita e sottile
combattente a difesa del mistero della fede.
Flannery seppe
fondere Ortodossia e Provocazione, più di chiunque altro, forse più dello
stesso Chesterton che a difesa della fede cattolica inventó il
personaggio di Padre Brown e scrisse il geniale saggio Ortodoxy e
riempì di brillanti provocazioni tutta la sua vasta opera
letteraria.
Borges definisce Chesterton un eretico, per l'intelligenza
eccessiva con cui difende la concezione cattolica, analogamente anche Flannery possiamo definirla eretica: ad una cena newyorchese di intellettuali che
le chiedevano di esprimersi sull'eucarestia, ovvero la distribuzione
dell'ostia, lei bestemmió. Non so se disse DioPiccione o che cosa, ma nulla
le era sembrato più appropriato di fronte a chi difendeva il più
profondo dei misteri della fede attraverso la sua ripetizione
simbolica e cerimoniale. La bestemmia le sembrava un peccato
microscopico, forse uno stridere necessario, rispetto all'ottusa speculazione e alla miope concezione
di un premio: come Chesterton, Flannery non sopportava la razionalizzazione del
mistero. Simile a Chesterton ma ancor più al maestro di stile e di
suspance, oltre che agente segreto, Graham Greene, che lei infatti
ammirava, Flannery lottava per dimostrare proprio attraverso la
brutalità del reale come l'uomo non possa davvero vivere senza la
fede, come di fede sia intrisa l'esistenza tutta, come essa non sia
certo una scelta. Amava dimostrare nei suoi racconti che persino
l'agnostico più ostico sta scontando un percorso inevitabile verso
dio, in questo senso va compreso il titolo del suo libro: Everithing that rises must converge, ció che sorge deve convergere, come dire, la vita, per quanto si spanda torna sempre a dio.
L'ateo o
l'agnostico possono trovare molto seducente questa piena e disarmante
difesa della fede in sè, che piuttosto spaventa molti credenti, cosí
spesso affetti da demenza catechistica.
Ma questo non é un
Blog religioso, anzi, essendo un invito alle buone letture, si pone
come avversario naturale di due elementi fondamentali dell'esistenza
umana: la realtà virtuale elettronica e gli automatismi della fede
religiosa. Entrambe invenzioni per pigri. I libri sacri vorrebbero
essere il compendio di tutto ciò che é importante sapere,
implicando l'inutilitá sostanziale di leggere altro. Nella maggior
parte dei casi non é neppure necessario leggerli, perché ci vengono
recitati in pubbliche letture, rese coinvolgenti da tecniche di
indottrinamento ed intrattenimento, con momenti di karaoke e di
mortificazione.
Non é nella sua
veste di colomba cristiana che vogliamo catturare Flannery O'Connor.
Questa donna preveniente dall'America del KKK, che allevò uccelli
tutta la sua breve vita e che riconobbe l'apparizione nel
cinegiornale Pathé accanto ad un pollo all'età di 5 anni come il
clou della sua esistenza, é a tutt'oggi uno dei maggiori scrittori
americani. Kurt Vonnegut, un genio letterario di cui ci dovremo occupare, ateo e umanista, a
margine delle sue lezioni di scrittura creativa definì la cattolicissima Flannery
O'Connor come il migliore scrittore di racconti che lui conoscesse.
Curiosamente essa ammirava massimamente il cattolico Graham Greene, il quale a sua volta indicó
l'ateo umanista Vonnegut, ancora semisconosciuto all'uscita del suo secondo romanzo,
come il migliore scrittore vivente. Altri cerchi nell'acqua.
Flannery scrisse
solo due romanzi non particolarmente corposi, ma intensi come lo
erano i suoi racconti. Proprio per la loro carica fideistica del
tutto originale non ebbero vita facile tra gli editori. Sebbene non
sia stata quello che si può chiamare uno scrittore incompreso, gli
editori le chiedevano modifiche che lei non accettava mai. Non era
orgoglio ed anzi ogni sua opera passava al vaglio delle sue amicizie,
ma non accettava consigli commerciali o comunque non concernenti
l'efficacia del romanzo. Cercava di avvicinarsi a sè stessa, non
certo al pubblico, o come dicono gli editori, "ad un certo
pubblico", allo stesso modo in cui difendeva la fede, non certo
i sacerdoti o i fedeli. Insomma restava fedele all'ottimo assunto di
Wilde: Un’opera d’arte deriva la sua bellezza dal fatto che
l’autore è ciò che è, e non ha niente di comune con il fatto che
altri vogliano ciò di cui han bisogno.
L'atteggiamento che
aveva nei confronti della fede era lo stesso con cui affrontava la
letteratura, per questo la comprendiamo volentieri in questo blog,
ovvero tra gli scrittori che hanno usato la letteratura come
strumento di vita e viceversa.
Flannery sembra
dirci che non possiamo creare un buon romanzo né onorare
degnamente Dio nascondendo la veritá brutale dell'esistenza. La
letteratura e la fede (quella vera, che normalmente sta lontana dai
luoghi di culto)non sono fughe, realtá alternative, sogni, terre
promesse. La Fede come la letteratura sono elevazioni, ci mettono a 5
metri da terra a osservare la vita, tutto, il leone che sbrana
l'agnello o l'assassino che si crede un profeta. Lo sforzo della
veritá, o citando Marguerite Yourcenar: lo sforzo di tenere gli
occhi aperti, questo fa della Fede e della Letteratura, una forma di
vita piú intensa e vera della vita stessa.
Il cielo é dei
violenti ci mostra forse meglio di ogni altra sua opera la distanza
tra l'annaspante logica umana e il disegno prestabilito. Un ragazzino
che diventa oggetto di opposti fanatismi il quale a sua volta
svlupperá un fanatismo tutto suo. Un romanzo intriso di esseri che
fanno la volontá del loro personale Dio, di esso confidenti e da
esso continuamente derisi e abbandonati. Proprio come nei racconti di Sherwood Anderson Dio sferza la miope
stupiditá umana che vorrebbe dirigerne o interpretarne la volontá, anche un po' come la scrittrice sferzava quella degli
editori che cercavano di dirigerne tono o trama per renderla più
digeribile. Come suggerisce la critica Marisa Caramella,
il mistero della Fede sovrasta il comprendonio breve degli individui
come il mistero del Talento di Flannery sovrastava le brevi mire degli editori
alle prese con un prodotto cosí inedito.
"Credo che uno scrittore serio
descriva l'azione solo per svelare un mistero. Naturalmente puó darsi
che lo riveli a se stesso oltre che al suo pubblico. E può anche
darsi che non riesca nemmeno a rivelarlo a sé stesso, ma credo che
non possa fare a meno di sentirne la presenza." Flannery O'Connor