lunedì 23 settembre 2013

Lee Stringer - "Inverno alla Grand Central " o della droga di scrivere


 Lee Stringer a 34 anni dopo un'incerta carriera come grafico pubblicitario si é messo a farsi di crack. É andato avanti oltre dieci anni, per la maggior parte vissuti per strada a NewYork, inverno, primavera, estate, autunno e ancora inverno. L'inverno é una stagione che si fa notare a New York. Solo un senzatetto sa davvero se le mezze stagioni siano davvero sparite,ma gli importa poco perché le giornate hanno molta piú importanza. Se t'impigli in un' esistenza senza futuro, nel loop della dipendenza e della sopravvivenza stentata, ogni giornata é una vita. Per campare Lee sfrutta quella benedetta iniziativa ecologica che impone di vendere le bibite a 5 cent piú care e a ripagarne per la stessa cifra i vuoti. Poi alcue leggi draconiane della giustizia benpensante NewYorkese rendono difficile la riscossione dei vuoti. Ma un'altra iniziativa benedetta dá a lui e a molti come lui un altro po' di ossigeno e anche qualcosa di piú: Street News, il primo giornale pensato per essere distribuito da homeless, permette a questi di tirar su fino a 100 dollaroni, ...Oggi non é piú una novitá, ma negli ani 80, gli anni dell'affarismo come religione, un' idea che faceva fare soldoni ai suoi fondatori e permetteva ai disperati di vivere senza furti rappresentó la massima sintesi del genio, provvidenza e affari fusi in uno.
Lee era un buon venditore, perché era un volpone del marketing, ma per via del fatto che aveva tra i pochi oggetti in suo possesso una matita (per scrostare la pipetta del crack) scopre quasi involontariamente di essere anche uno che sa mettere in fila delle parole scritte, e farle ballare. Scopre che per lui questa danza delle parole e delle storie puó competere con l'altro sballo, quello micidiale e paradisiaco del crack. Non é solo una sua impressione, dovuta magari a stati allucinatori. Anche i redattori del giornale iniziano a prenderlo in considerazione non solo come venditore, gli pubblicano dei pezzi e poi lo nominano editor. Non smette di fumare crack, ma ha assunto uno status che ridá senso alla sua vita, e questo linfa con gli anni prende il posto dell'altra. Poi capita che Kurt Vonnegut noti i suoi scritti e pensi che lui é la dimostrazione lampante di come il talento della scrittura sia una cosa tanto preziosa quanto innata. Cosí incoraggiato Lee stringer ha scritto questo libro che gli dá e i mezzi per tornare a vivere. Quando dico i mezzi non vi ingannate, non parlo solo di soldi, ma soprattutto i mezzi spirituali. Il deficit di chi vive per la strada e/o si intossica di qualche veleno é quasi sempre prima spirituale e poi materiale.
Allo stesso modo il valore di questo libro non sta principalmente nella sua concretezza, sebbene lui scriva senza fronzoli e senza idealizzazioni della vita da paria, dando una testimonianza preziosissima di cosa sia vivere in strada e farsi le vacanze in gattabuia. No, il valore dell'opera é innanzitutto letterario, Stringer scrive da maestro, perché ha un cervello di prim'ordine. Se immaginate resoconti drammatici e strappalacrime siete fuori strada, é lucido, ma come i grandi scrittori, quelli che io definisco tali, non si lascia mai intrappolare dal patetismo. Non lo fa Primo Levi parlando dei campi di concentramento, non lo fa Vonnegut parlando del bombardamento di Dresda. Come in quei casi anche la prosa di Stringer resta brillante, priva di risentimenti, non si impantana nel dolore, perché  la scrittura perderebbe un po' di senso, come che la vita l'avesse vinta su di noi ancora prima del tempo, invece la penna, per quanto male possano essere andate le cose é una vela soppravvissuta alla tempesta. Ma nell'ultima parte del libro Stringer, che non ha mai frequentato Harvard o Princeton, sciorina le piú semplici e profonde lezioni di antropologia urbana, da far sfigurare non solo la folta classe dei politicanti, che non é poi questa impresa, ma quella dei vari giornalisti, esperti ed opinionisti emeriti. Pensiero di prim'ordine espresso con prosa di prim'ordine sulla tossicodipendenza, sulle politiche di sostegno e recupero, sul razzismo, sul rapporto tra politica e individuo, sulla differenza tra religione e spirito. E sul linguaggio, che come sempre nasconde il nocciolo della questione.
"noi tendiamo a rivolgerci alla legislazione per imporre ció che desideriamo avvenga in quanto popolazione ma che siamo incapaci di attuare in quanto individui. Ed é un modo maldestro e, in definitiva, inefficace di essere umani gli uni con gli altri."(trad. Delfina Vezzoli)
L'importanza di questo scrittore, della sua vicenda e del suo libro, per questo blog in particolare, sta nel fornire una statuaria dimostrazione di come la letteratura, la scrittura in genere, siano il piú potente e benefico tra i metadoni, di come l'amore per il linguaggio, per le storie, per la condivisione accurata delle cose della vita, aiuti a capire piú a fondo e nel capire aiuti prima a sopportare e poi anche a godere piú profondamente dell' esistenza, la quale puó altrimenti avere un senso compiuto e amichevole solo per coloro che non se lo chiedono mai davvero.